TERAMO – Imprenditori edili e sindacati insieme per denunciare le difficoltà del settore e per lanciare un grido d’allarme alle istituzioni. I dati diffusi stamattina nel corso dell’assemblea pubblica dal titolo “Uniti contro la crisi e per salvaguardare la Provincia” indicano un quadro davvero difficile: negli ultimi 3 anni, come ha specificato il presidente dell’Ance Armando Di Eleuterio, ben 400 imprese nel teramano hanno cessato la loro attività. «Abbiamo perso circa 3 mila iscritti alla cassa Edile – ha spiegato – Di Eleuterio – il settore è al collasso e tutto questo si ripercuote in maniera drammatica sull’occupazione: si contano già 2 mila disoccupati, altri 2 mila posti sono a rischio». Sotto accusa, soprattutto, il Patto di stabilità, che impedisce agli Enti di pagare le imprese in tempo utile. I ritardi, in questo settore, sono insostenibili per le imprese: secondo l’indagine effettuata dall’Ance, infatti, a maggio di quest’anno i tempi medi di pagamento dei lavori pubblici sono stati pari a 7 mesi (208 giorni, contro i 189 di un anno fa, con punte di ben 24 mesi. Gli imprenditori edili guardano con preoccupazione anche la riforma delle Province prevista nella legge sulla spending review. «Il rischio concreto – ha aggiunto Di Eleuterio – è che il territorio provinciale perda progressivamente tutti i presìdi ed i servizi dello Stato e degli enti pubblici economici, come Inps, Inail, Agenzia del territorio, Camera di Commercio, Prefettura, Questura, e molti altri». Per questo l’Ance chiede alle istituzioni di istituire un Patto, ossia di dare vita ad un luogo nel quale si possano monitorare in maniera costante i principali temi che stanno a cuore alle imprese: pagamenti, risorse per gli appalti, ricostruzione post-terremoto, ed investimenti privati, in modo da sollecitare risposte e favorire il superamento degli ostacoli burocratici. «Non c’è più tempo – ha ammonito di Eleuterio – occorre agire subito». La situazione assilla anche le sigle sindacali, che temono per il futuro dei lavoratori del settore. «E’ importante – ha affermato Giancarlo De Santis della Fillea Cgil – che le istituzioni comprendano l’importanza di allentare il Patto di stabilità in modo da rimettere in moto le risorse parcheggiate. Anche sul fronte dell’edilizia privata si può fare di più, ad esempio è necessario che i piccoli Comuni, come quelli della montagna, si mettano insieme e comincino a fare sistema». Anche il sindaco Maurizio Brucchi, presente all’incontro, ha parlato delle difficoltà che derivano dal rispetto del Patto di stabilità e ha annunciato, a partire da settembre, una dura battaglia, che coinvolgerà anche altri Comuni, contro l’accorpamento delle Province. «Chiederemo a gran voce – ha concluso Brucchi – che i Patti di stabilità vengano rimodulati a seconda delle situazioni specifiche dei singoli Comuni: noi siamo una realtà virtuosa e abbiamo circa 18 milioni di euro di fondi da spendere ma la burocrazia ci lega le mani».
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